Marco Erba racconta

la Divina Commedia



per organizzare serate:
info@professorerba.it

Nella Divina Commedia c’è scritta la nostra vita

Il capolavoro del Sommo Poeta è immortale proprio perché è in grado di parlare agli uomini di tutte le epoche. Se la visione del mondo di Dante è tipicamente medievale, i temi che egli tratta interpellano ciascuno di noi. Per questo la Commedia ci è giunta arricchita dai più svariati commenti, che sono aumentati attraverso i secoli e non cessano di crescere. Per questo è stata amata e conosciuta sia dalle persone più umili che dai più grandi intellettuali.

La sfida delle SERATE CON DANTE è portare ogni spettatore a specchiarsi nel poema dantesco, fino a ritrovare in esso il proprio vissuto, i propri sentimenti, le proprie domande e, perché no?, anche qualche risposta.

Le serate con Dante possono essere proposte in qualsiasi spazio: sale, auditorium, teatri. Hanno una durata di circa un’ora e mezza, durante la quale viene letto, spiegato, commentato, attualizzato e recitato un canto della Commedia.

I fatti di cronaca che coinvolsero Paolo Malatesta e Francesca da Rimini erano ben noti a Dante e ai suoi contemporanei. Ma questi sventurati amanti non sarebbero divenuti immortali se Dante non avesse narrato la loro vicenda nei suoi versi.
In Inferno V, il canto dei lussuriosi, sono in buona compagnia: insieme a loro vediamo sfilare Elena, Didone e molti altri personaggi famosissimi, tra i quali lo stesso Achille. Ma è questa la grandezza di Dante: mettere sullo stesso piano gli eroi del mito e le persone comuni, come noi.

La vicenda di Paolo e Fancesca ci commuove.
In un abile gioco di specchi, Dante ci spinge ad empatizzare con loro. Eppure, provocatoriamente, li pone all’Inferno. Perché? Per spingerci a interrogarci su che cos’è l’Amore con la A maiuscola.
È passione? È sintonia? È alchimia? È dedizione?
È tutte queste cose insieme?
O forse è anche qualcosa di più?


La figura di Ulisse, l’eroe dell’Odissea di Omero, è una delle più affascinanti della storia letteraria.
In inferno XXVI, Dante ne dà un’interpretazione enigmatica, che ancor oggi fa discutere, e inventa per l’astuto viaggiatore una fine fino ad allora sconosciuta.

L’Ulisse dantesco interroga anche noi oggi.
Cosa rende l’uomo uomo?
Cosa rende la vita degna di essere vissuta?
Dove trovare la forza di accettare sempre nuove sfide, di spingersi più in là, di gettare il cuore oltre l’ostacolo? Come riuscire a trasformare le nostre fatiche in rampe di lancio?
Si devono porre dei limiti alla conoscenza e alla scienza? E se sì, quali?